Sen. Tedesco in Aula «C'è fumus persecutionis» e Vendola sapeva
ROMA – «Sono assolutamente tranquillo. In Giunta ho ribadito gli elementi presenti nella memoria che ho consegnato e che tende a dimostrare l’esistenza di una sorta di fumus persecutionis». Il senatore Alberto Tedesco al termine dell’audizione in Giunta delle immunità del Senato, che lo hanno ascoltato in merito alla richiesta di autorizzazione all’arresto del gip di Bari nell’ambito di una inchiesta sulla sanità in Puglia, riferisce ai cronisti della sua arringa difensiva nel corso di una riunione cominciata alle 13,30 e sospesa alle 16,30 perchè cominciano i lavori d’Aula.
La seduta è stata interrotta e riprenderà questa sera o domani. Tedesco spiega, rifacendosi alla prassi parlamentare, che esistono «tre ipotesi di fumus persecutionis. La prima è di dolo evidente dell’inquirente che ti vuole danneggiare politicamente o personalmente. E questo lo escludo. La seconda è collegata alle modalità e ai tempi di esecuzione dell’indagine e io sostengo che i tempi e i modi si sono svolti in maniera oggettivamente persecutoria anche se non volutamente persecutoria». «Il terzo elemento – aggiunge – riguarda l’infondatezza dell’indagine che io ritengo di aver dimostrato nel corso dell’audizione».
Il senatore, che si è autosospeso dal Pd, ribadisce di sentirsi «un perseguitato» e indica due esempi: «Il fatto che in tre anni non sono mai stato interrogato e la perquisizione nella mia abitazione per cercare un appunto che era già in mano alla Procura di Bari». «Perquisizione che ha originato un clamore mediatico che mi ha danneggiato» osserva l’ex assessore alla Sanità della Puglia.
ORE 17:36 - IL PD NON HA UN «PROBLEMA TEDESCO»
«Il Partito democratico non deve porsi il problema del senatore Tedesco, ma quello di una corretta azione giudiziaria. In questa vicenda la posizione del partito è stata irreprensibile. C'è stato solo qualche commento dissonante che appartiene alla spregiudicatezza di chi l'ha fatto». Così il senatore Alberto Tedesco risponde ai cronisti che gli chiedono dei suoi rapporti con il Pd al termine dell’audizione in Giunta delle immunità del Senato sulla richiesta di autorizzazione all’arresto del gip di Bari nell’ambito di una inchiesta sulla malasanità in Puglia.
«Anche da Vendola – aggiunge Tedesco – non ho sentito commenti malevoli nei miei confronti, altri lo hanno fatto». Quanto alle voci di un possibile cambio di casacca, il senatore che per ora si è autosospeso ed è nel gruppo misto taglia corto: «Io vengo da un partito di sinistra e rimango convinto della militanza a sinistra. L’unica alternativa è, nel caso, tornare a casa».
ORE 17:46 - «VENDOLA SAPEVA, QUANTO ME»
«Io avevo chiesto di fare il presidente del Consiglio regionale, un posto richiesto anche da un’altra forza politica, che ha prevalso. Allora Vendola mi chiese di fare l’assessore alla Sanità». Lo riferisce il senatore Alberto Tedesco al termine dell’audizione in Giunta delle immunità del Senato sulla richiesta di autorizzazione all’arresto nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità in Puglia. In Giunta, peraltro, il senatore del Pdl Ferruccio Saro aveva chiesto a Tedesco perchè aveva scelto di fare l’assessore alla Sanità visto che ha nel settore familiari e conoscenti.
Alla domanda se il presidente Vendola era a conoscenza di quanto avveniva nella Sanità pugliese, Tedesco risponde: «sulla gestione e il governo della sanità, Vendola sapeva esattamente quanto ne sapevo io. Non poteva non conoscere quanto accadeva nel governo del settore più rilevante della regione e che assorbe il 75% del bilancio». «Vendola era a conoscenza delle politiche di intervento nel settore della sanità e le condivideva con me. Anzi, a volte, ero io che seguivo i suoi indirizzi» afferma Tedesco.
ORE 18:21 - IL «GIALLO» DELLA TELEFONATA TRA LAUDATI E FOLLINI
È giallo intorno a una telefonata tra il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati e il presidente della Giunta delle Immunità del Senato Marco Follini per la vicenda del senatore Alberto Tedesco per il quale il gip ha chiesto la concessione dell’autorizzazione alla custodia cautelare.
Follini, la settimana scorsa, rende nota la telefonata intercorsa tra lui e il procuratore capo della Repubblica in merito alle carte dell’inchiesta sulla sanità pugliese. Il rappresentante Idv Luigi Li Gotti interviene sottolineando l'irritualità dell’intervento del magistrato dell’accusa, dato che la Giunta deve pronunciarsi esclusivamente sulla base della documentazione fornita dal Giudice delle indagini preliminari.
Lo ha riferito oggi a margine dell’audizione del senatore Tedesco, lo stesso Li Gotti. «Non mi è mai capitata – spiega - una cosa del genere è del tutto irrituale. Io – spiega – voglio esaminare solo le carte che sono autorizzato ad esaminare. E invece veniamo a sapere che il pm ha offerto, nell’ambito di una sinergia tra istituzioni, delle carte che ora vogliamo sapere se sono le stesse inviate dal Gip o se sono documenti ulteriori». Analoga eccezione è stata sollevata dal Pd Felice Casson. «Follini – riferisce sempre Li Gotti – ha chiesto a Laudati di scrivere una lettera contenente i termini della questione e si è impegnato a fare chiarezza su quali siano i documenti che esaminiamo. Capite, si tratta di quattro faldoni e di un disco con altri 45 faldoni...».
Follini si trincera dietro il riserbo del suo ruolo di presidente della Giunta ma quando una giornalista gli dice che la procura di Bari ha fatto sapere che sarebbe stato proprio lui a chiamare Laudati, replica: «Posso ricevere delle telefonate, ma ne faccio raramente come possono attestare i miei amici».
Il relatore Alberto Balboni (Pdl), conferma la telefonata tra Follini e Laudati, per dire che quest’ultimo «non ha offerto altre carte ma ha dato la sua disponibilità qualora servissero le carte». Dal canto suo Tedesco ai cronisti che, al termine della prima parte dell’audizione, gli riferiscono delle perplessità di Li Gotti afferma: «Laudati è persona correttissima. Se c'è stato un intervento, ma dovete chiedere a Follini, è stato 'ad adiuvandum', per agevolare l’invio del materiale».
ORE 18:32 - SARO, PD E VENDOLA COME PILATO
«Noi siamo garantisti non a senso unico e non siamo giustizialisti. Nella storia del nostro Paese sono stati rari i casi in cui si è autorizzato l’arresto e non possiamo andare contro la storia del Paese e dei nostri principi». Lo dice il senatore del Pdl, Ferruccio Saro, a margine della seduta della Giunta delle immunità parlamentari del Senato, in cui si è audito il senatore Alberto Tedesco sulla richiesta di arresto del Gip del tribunale di Bari.
«Certo – sottolinea Saro – qui si tratta di capire fino in fondo le contraddizioni interne del Pd. Ci sono due elementi: il Pd ha candidato Tedesco e non può adesso lavarsene le mani». «Poi – prosegue il senatore del Pdl – dobbiamo capire le responsabilità di Vendola. Non saranno penali, ma politiche sì. Quindi su quanto accadeva nella sanità pugliese o Vendola sapeva tutto e ha coperto politicamente oppure se non se n'è accorto dormiva e non credo che dormisse visto che è una persona sveglia». «Dunque se sono veri gli addebiti a Tedesco, Vendola avrebbe delle responsabilità politiche e non può tirarsi fuori» conclude Saro.
ORE 18:41 - PDL, NESSUN GIALLO SU ATTI DI TEDESCO
«Nessun 'giallo' sul ruolo del procuratore di Bari in merito alla trasmissione dei documenti inerenti la posizione del senatore Tedesco». Lo dicono in una nota congiunta i senatori del PdL, Ferruccio Saro, e Carlo Sarro, rispettivamente capogruppo e segretario nella Giunta per le Immunità del Senato. «Alle osservazioni del senatore Li Gotti – riferiscono Saro e Sarro – il presidente Follini, nella seduta odierna, ha risposto in modo chiaro ed esauriente, ribadendo che tutta la interlocuzione istituzionale è avvenuta con il gip competente e che il trasferimento degli atti dalla Procura di Bari alla Giunta per le Immunità non presenta anomalie, ma anzi testimonia lo spirito collaborativo da parte del pm nel rispetto assoluto delle prescrizioni dettate dal gip nel provvedimento con il quale è stata richiesta al Senato l’autorizzazione all’arresto del senatore Tedesco».
«Attesa la serietà delle vicende di cui la Giunta si sta occupando, auspichiamo che nessuna facile dietrologia o strumentale ricostruzione dei fatti possa condizionare il buon andamento dei lavori» concludono i due senatori del Pdl della Giunta delle immunità.