venerdì 25 febbraio 2011


L'INTERVISTA


L'ira e lo sdegno del senatore Tedesco «Voglio essere processato subito»

Martedì arriverà da Roma la decisione sull'arresto

«In Senato dirò la mia verità, ma non credo nei teoremi»

Alberto Tedesco

BARI — L’imputato Alberto Tedesco è tutt’altro che docile. Non ha nessuna intenzione di finire, nemmeno per un’ora, dietro le sbarre senza prima aver avuto la possibilità di difendersi in un giusto processo e dimostrare - sostiene - l’estraneità ai fatti di cui è accusato dai giudici di Bari.

Senatore, ha avuto modo di leggere l’ordinanza con la quale si chiede il suo arresto?

«Alcuni stralci. Non voglio fare dichiarazioni polemiche, ma come ho già detto al Tg2 la richiesta di arresto mi sembra quantomeno suggestiva. Arriva dopo due anni e mezzo dall’inizio delle indagini, dopo che mi sono dimesso da assessore e, quindi, non ho né la possibilità di reiterare il reato, né di inquinare le prove. Sono incensurato, ho 62 anni e non ho nessuna intenzione di fuggire all’estero e andarmene in giro per il mondo».

Ma resta un senatore.

«Sì, uno dei peones. Oggi contano solo 5 senatori e sono tutti di maggioranza. I giudici hanno raccolto migliaia di chilometri di intercettazioni, carte a tonnellate. Se ci sono gravi indizi di colpevolezza - mi chiedo - perchè non chiedere il giudizio immediato come per Berlusconi. Non l’arresto dopo due anni. Non è strano? Io voglio il processo subito, non mi sottraggo».

Secondo l’accusa lei avrebbe costruito una sorta di cupola politico-affaristica?

«E’ inverosimile. Prima sono partiti dall’assunto che Tedesco è una sorta di capo-mafia. Poi si sono accorti che si erano sbagliati e che non sono un criminale: è stata, infatti, respinta l’associazione per delinquere. Mi contestano una serie di reati, il principale sembra la concussione. Hanno raccolto vagoni di carte a casa mia, dai miei computer e non hanno trovato niente. Secondo l’accusa, io avrei costruito una rete di interessi che - attraverso la nomina di primari, direttori generali, sanitari, eccetera - mi avrebbe consentito di fare i fatti miei e gli interessi della mia famiglia. Solo un pazzo può sostenere questo teorema».

Perché?

«Si può sostenere che la giunta ha lottizzato le nomine, che i partiti politici hanno messo il cappello su nomine fiduciarie di direttori generali, quello che non puoi fare è mettere in piedi l’accusa di complicità in concussione perchè tenevo psicologicamente sotto pressione i sottoposti. Ma qualcuno ha letto le lettere della Papini (funzionaria dell’assessorato regionale della Sanità ndr) che chiedeva conto di ogni atto e faceva le pulci anche a Cristo? E questo viene assunto come elemento negativo. Quale cupola? E guardi, sono mortificato per le cinque persone che sono state private della libertà. Li considero dei galantuomini».

Martedì, la giunta per le autorizzazioni del Senato dovrà decidere se dare il via libera al suo arresto. La richiesta arriva in un momento difficile per l’opposizione, vista la concomitanza con i processi a Berlusconi. Si vorrà dare l’esempio. E’ preoccupato?

«Io non voglio condizionare nessuno della mia parte politica. Ma mi avvarrò della possibilità di difendermi nella giunta per le autorizzazioni che mi consente - grazie all’articolo 135, comma 5 - di dare chiarimenti a voce e produrre memorie scritte sulla scorta delle contraddizioni evidenti che emergono dall’ordinanza. Avrò la possibilità di dire la mia».

Pensa che sia stato costruito un teorema?

«Io non credo ai teoremi, ma se c’è vorrei sapere chi è l’ispiratore. Certo, è stridente il fatto che non si senta l’esigenza in due anni e mezzo di interrogarmi, nemmeno una volta. Nemmeno un chiarimento? E Urago (ex direttore generale della Asl di Taranto n.d.r.) lo fanno diventare una vittima, cosichè i nove morti a Castellaneta non sono responsabilità di Urago, ma abbiamo colto questa circostanza per farlo fuori. E il suo interrogatorio, poi... Urago per tre volte non ricorda i nomi e qualcuno glieli ricorda. Mi sembra emblematico del fumus persecutionis». Nell’inchiesta figura anche un uomo della scorta di Vendola.

«Arrestano quel poveretto per il trasferimento di un’infermiera. Quello è un disgraziato che guadagna mille euro al mese e rischia la vita ogni giorno andando a 200 chilometri all’ora. Farò il casino, voglio andare a processo, dimostrare l’incapacità di questa accusa».

Il conflitto di interesse con le aziende dei suoi figli non le è stato, certo, d’aiuto.

«Io non volevo fare l’assessore, lo sa? Proprio perchè sapevo dove saremmo arrivati. Volevo fare il presidente del Consiglio regionale. Poi mi dissero che non era possibile perchè la Margherita metteva il cappello su Pepe che aveva i requisiti giusti. Hanno controllato i conti miei, dei miei figli, di mio suocero, di mia moglie e non hanno trovato niente. Lo sapete questo? I miei figli quello avevano e quello hanno. Non sono uno sprovveduto: avrei detto loro di andare a lavorare in Lombardia».

Chi ha insistito perchè facesse l’assessore, Vendola?

«Vendola mi disse: ti do due ore per accettare. Dopo di che ho subito un processo pubblico nel quale mi sono dovuto difendere dalle accuse di tutti in Consiglio regionale. Una giornata di processo. Quando finì, Vendola fece la traduzione: Tedesco resta al suo posto, se ci sono ulteriori dubbi qualcuno deve portarli in altre sedi, fuori da quest’aula».

E Tarantini?

«Avevo intuito i loro metodi...».

Come giudica le dichiarazioni della manager della Asl di Bari, Lea Cosentino?

«Si commentano da sole: era in predicato per sostituirmi e vuol passare da vittima? Ma quali competenze aveva da legittimare una nomina nella sanità? Non sarebbe mai passata, perchè il 99% le avrebbe votato contro, indipendentemente dal mio cambio di delega. Porterò i miei testimoni. Non sono cose da spiegarsi in un’intervista, ma a processo».

Berlusconi ha ragione sui magistrati?

«No, nient’affatto. Anzi, quello che accade è colpa di Berlusconi: invece di farsi i cavoli suoi, avrebbe dovuto fare la riforma della giustizia. Due anni senza mai essere ascoltato è fuori dalla civiltà del diritto, da ogni libertà del cittadino».

Lorena Saracino

25 febbraio 2011
Senato: primo marzo Giunta esamina richiesta arresto per Tedesco

Roma, 24 feb. (Adnkronos) - La Giunta per le autorizzazioni a procedere di palazzo Madama, valutera' martedi' prossimo, primo marzo, alle 15, la richiesta di arresto per il senatore del Pd Alberto Tedesco, contenuta nel fascicolo trasmesso dalla procura di Bari e relativa all'indagine sulla gestione della sanita' in Puglia. Lo ha stabilito il presidente della Giunta, Marco Follini.

I TRE DELL'AVE MARIA


TEDESCO Casson: "Sarà decisione non politica.

Tedesco è stato assessore regionale alla Sanità nella giunta di centrosinistra guidata da Vendola dal maggio del 2005 al 6 febbraio 2009, quando, si dimise, subito dopo aver avuto notizia di essere indagato dalla magistratura barese. L'indagine riguardava Tedesco e altre 15 persone, per presunti abusi nella fornitura di servizi e prodotti da parte di società private ad alcune Ausl della regione. Cinque mesi dopo le dimissioni da assessore, il 14 luglio 2009, per il Pd entrò al Senato in sostituzione di Paolo De Castro, eletto al parlamento europeo. La nomina di Tedesco nella prima giunta Vendola, nel maggio 2005, sollevò alcune perplessità nella stessa maggioranza e polemiche da parte dell'opposizione di centrodestra per un possibile conflitto di interessi, dal momento che la moglie e i figli hanno partecipazioni azionarie in società che commercializzano in Puglia prodotti farmaceutici e parafarmaceutici. Per risolvere il conflitto di interessi, la famiglia costituì una nuova società di apparecchiature elettromedicali che nel corso del mandato di Tedesco - secondo elementi raccolti nel corso delle indagini - avrebbe incrementato notevolmente il suo fatturato.

Il capogruppo del Pd alla Regione - Antonio Decaro figura tra gli indagati e deve rispondere di tentativo di abuso d'ufficio. E' indagato assieme a suo padre, Giovanni, per aver interferito con l'assessore Tedesco "per ottenere il suo autorevole intervento" al fine di aiutare un concorrente a superare il concorso pubblico per la copertura di sei posti di "collaboratore esperto Ds" all'Arpa Puglia. Per gli stessi fatti sono indagati Tedesco (che avrebbe consegnato al candidato segnalato da Decaro le tracce della prova); il concorrente Sabino Annoscia, che però non fu assunto dall'Arpa; il direttore amministrativo dell'Arpa, Marco De Nicolò, che - secondo l'accusa - ha fornito in anticipo all'assessore Tedesco, su richiesta di quest'ultimo, le tracce della prova del concorso per titoli ed esami. I fatti contestati risalgono ad ottobre-dicembre 2008.

La maxi-inchiesta - L’inchiesta sulla gestione degli appalti nella Sanità pugliese comincia nel 2008 e incrocia anche le escort di Gianpaolo Tarantini e le protesi fornite dalla sua società, racchiuse in una parte dei dieci filoni d’indagine che hanno portato anche alle dimissioni del vicepresidente del consiglio regionale Sandro Frisullo. Agli atti ci sono intercettazioni telefoniche incrociate e delibere, conversazioni ambientali e architetture di società finanziarie. L'indagine più importante in questo senso è quella condotta dal sostituto procuratore della Dda, Desirèe Digeronimo. Anni di indagini, di microspie nelle stanze della politica pugliese a partire da quella dell'allora assessore regionale alla Sanità, Tedesco. Anche il presidente Vendola fu chiamato a dare spiegazioni, in qualità di persona informata sui fatti, sul tenore di alcune intercettazioni telefoniche con il suo assessore. Per lui fu chiesta l’archiviazione. Gli ultimi arresti risalgono al luglio scorso. Ai domiciliarti finirono i re della gestione dei rifiuti, Francesco Petronella e Michele Columella, titolare e legale rappresentante della Vi.ri. srl (gruppo Tradeco), società di smaltimento dei rifuti ospedalieri che tramite le intercessioni dei dirigenti della Asl di Bari nel 2009 riuscì ad aggiudicarsi un appalto da 5 milioni per la gestione dei rifiuti ospedalieri della Asl barese.

VENDOLA IL POETA


Vendola voleva cambiare la legge per mettere il suo direttore generale

BARI – «La prassi politica dello spoil system era, di fatto, talmente imperante nella sanità regionale da indurre il governatore Nichi Vendola, pur di sostenere alla nomina a direttore generale di un suo protetto, addirittura a pretendere il cambiamento della legge per superare, con una nuova legge ad 'usum delphini', gli ostacoli che la norma frapponeva alla nomina della persona da lui fortemente voluta». E' quanto scrive il gip del tribunale di Bari Giuseppe de Benedictis nel provvedimento con il quale è stata chiesta al Senato l’autorizzazione all’arresto del senatore Alberto Tedesco del Pd, all’epoca dei fatti assessore alla sanità pugliese.

Il gip riporta un colloquio intercettato tra Vendola e Tedesco. Dice Tedesco: «quello non ha i requisiti sta come direttore generale, quello che vuoi nominare!».

Vendola risponde: «O Madonna santa, porca miseria la legge non la possiamo modificare?».

Tedesco: «Eh?».

Vendola: «Non possiamo modificare la legge in una delle prossime...»

Tedesco: «Eh, mica eh...».

Sulle nomine vi è stata inoltre – scrive il giudice – «la consapevolezza dei responsabili politici – di tutti i responsabili politici – di operare per fini di spartizione partitica e/o correntizia, riconoscendo al più ai propri dirigenti un limitato potere di proposta».

Per il gip, il sistema «non risulta circoscritto a singoli esponenti della maggioranza di centro-sinistra ma assurge a logica di strategia politica al fine di acquisire consenso e rendere stabile la maggioranza di governo».

ORE 18:54 - VENDOLA: INTERCETTAZIONI? SONO NULLE SENZA IL REATO

«Le nostre comunicazioni telefoniche quando esse non sono incardinate dentro un reato, dentro una ipotesi di reato, valgono per quello che valgono. Cioè, dal punto di vista giudiziario, direi nulla». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, rispondendo a giornalisti che gli chiedevano dichiarazioni a proposito del fatto che nell’ordinanza del gip figurano anche conversazioni telefoniche che riguardano lui stesso e il sindaco di Bari, Michele Emiliano, presidente regionale Pd.
Tedesco ad Emiliano: Vendola vuole impadronirsi della sanità

BARI – L'assessorato regionale alla Salute ha una «importanza strategica duplice (sia economica che politica)» e ciò è «ampiamente sottolineato» dallo stesso ex assessore Alberto Tedesco, ora senatore del Pd, in una delle telefonate con il sindaco di Bari, Michele Emiliano (Pd), intercettate dalla procura nell’ambito dell’indagine che ha portato alla richiesta di arresto per il senatore del Pd, Alberto Tedesco. Lo scrive il gip del tribunale di Bari nel provvedimento restrittivo notificato agli indagati.

Nella telefonata – annota il giudice – Tedesco si «lamentava aspramente della decisione che il Governatore regionale, Vendola, voleva prendere nella primavera del 2008, sostituendolo alla guida di tale assessorato, che lui stesso definisce politicamente un 'sottosistema', con una persona ritenuta più 'vicinà allo stesso Governatore Vendola (ossia Lea Cosentino), che così lo avrebbe avuto direttamente 'in manò, togliendolo al partito di cui il Tedesco era rappresentante».
Questo il testo della telefonata tra Tedesco ed Emiliano riportato nel provvedimento cautelare:

Tedesco: no, questa cosa lui (Vendola, scrive il gip) se la è completamente rimangiata, nel senso che ha detto... ha detto che non e... che non ci sono novità dal punto di vista diciamo dall’interesse diverso da quello politico, solo che...

Emiliano: dice che è spezzato un filo ma... dice lui a noi...di fiducia...

Tedesco: cioè!...

Emiliano: personale...

Tedesco: e se mi dice su che cosa si è spezzato poi!...

Emiliano, ma niente!... secondo me, questa è una operazione tutta politica, perchè lui dice: 'io, in questa maniera, mi impadronisco del sottosistema e, ovviamente nelle prossime elezioni, l’Assessorato anzichè stare in mano al Pd sta in mano a mè, questo è tutto il discorso... o quanto meno sta in mano ad una logica che è diversa da questa...».

La decisione del presidente Vendola da adottare ai danni di Tedesco – ricostruisce il giudice – «ufficialmente nasceva dal fatto» che vi era stata un’interrogazione urgente in Consiglio regionale con la quale si sollevava «il problema del conflitto d’interessi dell’assessore Tedesco» i cui più stretti famigliari hanno più società che operano nel settore sanitario.

«Il 3 agosto 2008 il sindaco Emiliano – scrive il giudice - contatta nuovamente Tedesco chiedendo di essere aggiornato sulle scelte del 'management' sanitario che riguardano la Asl barese, dovendo curare gli equilibri delle varie correnti del suo partito e alla notizia della prossima sostituzione del direttore sanitario dell’Asl Bari, Lonardelli, con Calasso (cugino del sindaco stesso), Emiliano affermava che tale cambiamento avrebbe provocato inquietudine nell’assessore Mario Loizzo, ma Tedesco replicava affermando che il Loizzo (allora assessore regionale ai trasporti, ndr) era già rappresentato da Lea Cosentino (ex dg della Asl Bari), che aveva imposto il suo candidato».

«Il 4 agosto 2008 – continua il gip – si registravano altre conversazioni che testimoniano come le scelte dei manager nella sanità pugliese non fossero mai state orientate sulle regole del buon andamento della pubblica amministrazione, bensì quasi esclusivamente in una prospettiva clientelare di ritorno del consenso elettorale».

giovedì 24 febbraio 2011

Inchiesta Sanità, ecco tutti i nomi

Sono 16 le persone per le quali il gip del Tribunale di Bari non ha concesso le misure interdittive richieste dalla procura.

Richiesta di arresto inviata al Senato: Alberto Tedesco, senatore Pd, 62 anni.

IN CARCERE:
Mario Malcangi, 51 anni di Ruvo di Puglia.

AI DOMICILIARI:

Paolo Albanese, 50 anni di Terlizzi;

Diego Romano Rana (imprenditore), 52 anni di Bisceglie;

Giovanni Leonardo Garofoli (imprenditore), 65 anni di Trani;

Guido Scoditti (direttore generale Asl Lecce), 68 anni di Lecce.

INTERDETTI:

Alessandro Calasso (direttore sanitario Asl Bari), 63 anni di Bari;

Antonio Acquaviva (medico oculista), 55 anni di Bari.

INDAGATI A PIEDE LIBERO:

Paolo Emilio Balestrazzi, 57 anni di Bari;

Giuseppe Borracino, 63 anni di Barletta;

Rocco Canosa (direttore generale Asl Bat), 61 anni di San Costantino Albanese;

Antonio Colella (funzionario Asl Bari), 63 anni di Molfetta;

Carlo Dante Columella (imprenditore), 67 anni di Altamura;

Michele Columella (imprenditore), 44 anni di Altamura:

Rita Dell'Anna (funzionario Asl Lecce), 56 anni di Lecce;

Nicola Del Re (funzionario Asl Bari), 62 anni di Mola;

Felice De Pietro (direttore amministrativo Asl Bat), 61 anni di Molfetta;

Domenico Marzocca (imprenditore), 61 anni di Bari;

Francesco Petronella (imprenditore), 54 anni di Altamura;

Vitantonio Roca (imprenditore), 63 anni di Bisceglie;

Elio Rubino (imprenditore), 39 anni di Bari;

Francesco Sanapo (manager Asl Lecce), 68 anni di Mesagne;

Tommaso Antonio Stallone, 47 anni di Bisceglie;

Filippo Tragni (funzionario Asl Bari), 52 anni di Altamura.
Scandalo Sanità 6 arresti in Puglia chiesto l'arresto del sen. Tedesco

BARI - Per lo scandalo degli appalti in Sanità, 6 arresti in varie città della Puglia (oltre che a Bari, a Lecce e Taranto). Le richieste del pm di Bari Desireè Digeronimo, sono state firmate dal Gip Giuseppe De Benedictis.
Gli arresti eseguiti questa mattina dai carabinieri rientrano – a quanto si è saputo – in una indagine della procura sulle nomine di medici e dirigenti Asl. Oltre all’arresto in carcere per Mario Malcangi, di 52 anni di Corato, capo, all’epoca dei fatti, della segreteria politica di Alberto Tedesco, sono stati disposti gli arresti domiciliari per Paolo Albanese, di 51 anni, di Terlizzi (Bari), componente della scorta (e non a capo, come reso noto in un primo momento da fonti giudiziarie) del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

Arresti domiciliari, inoltre, per Guido Scoditti, di 68 anni, di Lecce, direttore generale della Asl salentina.
Gli arresti domiciliari sono stati decisi inoltre anche per gli imprenditori di Bisceglie Digo Rana, di 52 anni e Giovanni Garofoli, di 66 anni.

Misure interdittive, inoltre, sono state disposte per Alessandro Calasso, di 63 anni, di Bari, direttore sanitario della Asl barese e Antonio Acquaviva di 55 anni, medico oculista, la cui nomina all'ospedale di Terlizzi, secondo l'accusa, sarebbe stata favorita da Alberto Tedesco.

Gli arrestati e Alberto Tedesco la cui richiesta di arresto dovrà essere esaminata ora dalla giunta alle autorizzazioni a procedere del Senato, sono indagati a vario titolo per concussione, corruzione e frode in pubbliche forniture.

Numerose sarebbero le richieste di arresto che il Gip non avrebbe convalidato.

ORE 12.35 - GIP: INSUSSISTENTE IL REATO DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

L'ex assessore alla sanità della Regione Puglia Alberto Tedesco, senatore Pd, è indagato – a quanto è dato sapere – per concussione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio e concorso in falso. Il giudice ha ritenuto insussistente per tutti gli indagati, compreso Tedesco, il reato di associazione per delinquere.

mercoledì 16 febbraio 2011

Puglia, il buco sanità cresce oltre i 400mln

di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - In sede di Piano di rientro, la Regione aveva ipotizzato una perdita di 300 milioni. All’approvazione del bilancio preventivo, in dicembre, la cifra è salita a 340 milioni. Adesso l’assessore alla Salute, Tommaso Fiore, ipotizza che si arrivi «a toccare i 400 milioni». E i segnali dal campo, cioè dai bilanci al 31 dicembre delle aziende sanitarie, raccontano una storia ancora diversa: la perdita lorda, che dovrà essere sottoposta alle consuete rettifiche, ha superato i 600 milioni di euro. Comunque vada, insomma, la Regione dovrà integrare le risorse a copertura.

Spieghiamo. La differenza tra i 400 milioni di deficit attesi da Fiore e i 610 che emergono dai bilanci delle Asl si può spiegare, anche se non interamente, con il consolidamento dei conti in sede regionale: ci sono poste che si compensano, partite di giro, fondi a disposizione che vanno ad abbattere la perdita civilistica. Ai fini del Patto della salute - l’accordo tra le Regioni e lo Stato - il deficit viene calcolato con regole ancora diverse, quelle del cosiddetto tavolo Massicci, che portano la cifra a calare ulteriormente. Ma questo non significa che poi la perdita di bilancio delle singole Asl non vada coperta: i fornitori vanno pagati, così come le cliniche private e il personale.

Nel bilancio per il 2010, in previsione del Piano di rientro la Regione aveva già appostato 357,6 milioni di euro a copertura del deficit atteso: se dunque la valutazione di Fiore sarà esatta, bisognerà trovare circa altri 50 milioni di euro. «Se sarà necessario - tranquillizza l’assessore - possiamo prelevarli dall’avanzo di amministrazione, perché le regole di finanza pubblica non pongono limiti alla spesa corrente destinata alla sanità». Ma sui conti continua a pesare il fardello dei debiti pregressi. Al 30 novembre, secondo l’ultima relazione al bilancio presentata dall’assessore Pelillo, c’erano da ripianare ancora 683 milioni riferiti al periodo 1995-2009. Cifra destinata fatalmente a salire con le risultanze contabili del 2010. Che meritano qualche considerazione. Primo, lo stesso dato lordo riferito al 2009 vedeva il deficit a quota 529 milioni: in un anno il risultato di preconsuntivo è dunque peggiorato di 80 milioni. Ma questo è avvenuto nonostante ricavi maggiori: nel 2010 il sistema della sanità pugliese ha ricevuto dallo Stato circa il 3% in più, ma la spesa è aumentata in misura ancora superiore.

E i tagli contenuti nel Piano di rientro? «Sapevamo, e l’ho detto anche in Consiglio - spiega Fiore - che gli effetti si sarebbero visti a partire dal 2011, perché il piano è arrivato troppo tardi per poter incidere sul 2010». A ben vedere quegli 80 milioni di peggioramento lordo contengono anche i 32 milioni a titolo di «concorso maggiori costi» che erano stati erogati sul 2009 a Policlinico e Ospedali Riuniti, e poi non sono stati riconfermati per il 2010. Una sorta di maquillage finanziario che però sembra aver prodotto effetti negativi. Le regole contenute nel Piano di rientro prevedono che per i prossimi tre anni la Puglia sia sottoposta a costante monitoraggio da parte dei ministeri della Salute e dell’Economia.

Sui tavoli romani finiranno a breve anche i bilanci delle aziende sanitarie, seppur dopo il consolidamento. Ma poi dovrà aprirsi la partita dei tagli e dei risparmi, e la logica - per quanto brutale - è di una semplicità disarmante: meno personale uguale meno servizi, meno servizi uguale meno spesa. È dunque il blocco del turn-over la misura da cui ci si aspettano gli effetti più importanti, ancor più che il taglio dei posti letto che di per sé non significa nulla. Sul fronte della spesa per servizi, invece, non c’è da stare allegri: nel corso del 2011 saranno bandite molte delle gare d’appalto oggi affidate in regime di proroga. Sono contratti negoziati anche 10 anni fa, e ora i costi a base d’asta (un esempio: la guardiania) andranno aggiornati. Con inevitabili e prevedibili aumenti.

lunedì 14 febbraio 2011

ALLE LISTE CHE ACCOMPAGNA MICHELE DIFINO ALLA CANDIDATURA A PRIMO CITTADINO PIACE LA PROPOSTA DEL SUBCOMMISSARIO DELLA PDL ONOFRIO D'ALESIO

Dal subcommissario del PdL di Triggiano un invito a tutte le forze politiche.


Tutte le forze politiche cittadine si accingono ad affrontare il 15 e il 16 maggio prossimi le elezioni comunali in una situazione di particolare degrado e in un quadro assai complesso, che non riguarda solo Triggiano, ma si estende in tutto il Paese. Il Popolo della Libertà, nell’intento di sostenere e favorire un confronto civile e democratico, ritiene prioritario proporre all’attenzione di tutti un sistema di regole che possano contribuire, in una logica di ampia condivisione, a fornire principi di ulteriore trasparenza e di sana competizione da introdurre in occasione della prossima scadenza elettorale. Quanto si propone, con l’auspicio che questo documento diventi argomento di seria valutazione di partiti, gruppi, associazioni e movimenti locali, vuole essere in sintesi, un codice di autoregolamentazione bipartisan il cui scopo è finalizzato alla introduzione di regole per la individuazione delle candidature.

Un segnale di trasparenza, noi riteniamo, il cui obiettivo principe è quello di intraprendere un nuovo percorso volto a favorire ed estendere la partecipazione alla vita politica attiva, promuovendo al contempo, un tanto necessario quanto irrinunciabile ricambio generazionale dei quadri politici locali, favorendo in tal modo l’ingresso nelle liste di giovani, donne e rappresentanti della società civile.

Non è chiedere l’impossibile se tutte le forze politiche e i candidati sindaci sottoscrivessero tale codice di autoregolamentazione nella scelta dei candidati da inserire nelle liste, secondo i seguenti criteri :

- escludere dalla candidatura (sindaco o consiglieri) chiunque abbia procedimenti contro la pubblica amministrazione, o abbia subito condanne o abbia in corso procedimenti penali a carico;

- adottare la scelta degli scrutatori con il sistema del sorteggio;

- far sottoscrivere a tutti i partiti e i candidati, la dichiarazione di non indicare nei seggi alcun rappresentante di lista del candidato, affidando esclusivamente ai presidenti di seggio nominati dalla Corte d’Appello di Bari e ai soli scrutatori sorteggiati;

- non candidare alla carica di consigliere comunale coloro che hanno già svolto il mandato nelle ultime due legislature consecutive.

- evitare il cumulo di incarichi e dunque non candidare alla carica di sindaco chi già ricopre altre cariche politiche.

Sarebbe una dimostrazione che tutta la classe politica cittadina riesce a trovare finalmente una comune battaglia morale, che se vinta, gioverebbe a tutti gli eletti e, soprattutto, ai cittadini elettori.

                                                                                        Onofrio D’Alesio

martedì 8 febbraio 2011

RICHIESTA DI RETTIFICA ALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

In riferimento all’articolo sul vostro giornale La Gazzetta del Mezzogiorno del 08/02/2011, a firma del Sig. Vito Princigallo chiedo che sia pubblicato con una nota rettifica che il sottoscritto già dal dopo congresso provinciale di cui volutamente non ho partecipato, non sono più espressione a Triggiano del movimento IO SUD, ma del NUOVO PSI segretario cittadino Cacucciolo Vito Giuseppe (Imprenditore Edile), segretario provinciale Michele Simone e segretario nazionale l’on. Stefano Caldoro Presidente della Regione Campania, parte integrante della PDL.
La decisione del sottoscritto di non aderire a tale movimento, è dipesa dal fatto che ha incluso personaggi controversi del passato, e mal si addice al mio modo di fare politica.

                                                                                     Michele Difino

giovedì 3 febbraio 2011

LE FRITTATE DEL CENTRO SINISTRA - COME SI VUOL DIRE LA TRIPPA E' COTTA


Sanità, assessore  della Regione Puglia  annuncia dimissioni
Vendola: penso resterà

• Sanità, approvato il piano di rientro 2010-2012

BARI - L'assessore regionale alla salute, Tommaso Fiore, durante il suo intervento in aula del Consiglio regionale nel corso del quale si parlava proprio del Piano di rientro Sanitario, ha annunciato «la volontà di dimettersi» dal suo incarico.

«Con l’approvazione di questo disegno di legge – ha detto Fiore nel suo intervento nell’aula del Consiglio regionale pugliese – considero conclusa la mia opera». L’assessore alla Sanità ha parlato di «criticità sulla governance» che richiedono – ha detto – «un confronto politico».

La dichiarazione ha colto di sopresa tutti i presenti e lo stesso presidente della Regione Nichi Vendola, presente in aula, dal quale ora si attende una precisazione in merito alle dichiarazioni del suo assessore.

Dopo questo clamoroso annuncio l'assessore è stato letteralmente sequestrato dai cronisti i quali chiedono quanto la dichiarazione avrà effetti reali e se le dimissioni annunciate saranno adesso formalizzate entro la serata con un documento ufficiale.

Successivamente, però, Vendola ha dichiarato: penso che l'assessore alla Sanità resterà al suo posto.









Fallacara: i Nas chiudono il reparto di geriatria

Altri due casi di scabbia nell'ospedale. Quota sei decessi in poche settimane

02/02/2011

Le difficoltà aumentano nel momento in cui i pagamenti da parte del Comune alla cooperativa avvengono in ritardo di alcuni mesi


TRIGGIANO - Altri due casi di scabbia nel reparto di geriatria dell'ospedale 'Fallacara' di Triggiano e questa mattina è scattata la chiusura del reparto. In pochi mesi sarebbero sei le persone ad aver manifestato i sintomi della malattia.

Qualche settimana fa a tal proposito c'era stata la denuncia del consigliere regionale del Pdl, Massimo Cassano sulla mancanza di igiene nell'ospedale triggianese: dove fino a ieri "incredibilmente" si continuava «ad accettare ricoveri nel reparto in questione, laddove elementari ragioni di igiene avrebbero dovuto imporre la chiusura dell' intero nosocomio per effettuare una disinfestazione adeguata».

di Nico Andrisani